In questa quattordicesima domenica del Tempo Ordinario il Vangelo di Marco ( capitolo 6, versetti 1-6) ci presenta una tappa fondamentale nel viaggio di Gesù verso l’abbandono e la croce. È proprio a Nazareth, il paese dove è cresciuto e dove ha lavorato fino a 30 anni, che Gesù non è accolto, è rifiutato. «Venne tra i suoi – scrive Giovanni nel prologo del Vangelo – ma i suoi non lo hanno accolto»: il popolo di Israele con i suoi capi lo rifiuta.

Gesù con i suoi discepoli venne a Nazareth e, «giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltandolo, rimanevano stupiti».
Rapidamente lo stupore si muta in scandalo: un inciampo. Una crisi, un dubbio che fa perdere la fiducia. Si chiedono infatti: «Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Simone? E le sorelle non stanno qui da noi?».
Pensano di conoscere Gesù: è uno di noi, ha lavorato, è un operaio che non ha fatto studi particolari. Conoscono bene la sua famiglia:Maria, sua madre, è una donna come le altre ai loro occhi. Conoscono bene i fratelli e le sorelle (la lingua ebraica usa il termine di fratello e sorella anche per indicare i cugini), si tratta di gente normale, senza pretese.
L’insegnamento di Gesù è talmente nuovo, difficile da accettare in un ambiente chiuso, legato alla tradizione. Gesù mette la persona prima della legge. Annuncia un Dio misericordioso verso ogni suo figlio. Non parla come i maestri di Israele, usa un linguaggio semplice che si rifà alla vita di ogni giorno.
Eppure è proprio questa la bella notizia del Vangelo: Dio si fa uno di noi, entra nella vita ordinaria, non viene per giudicare e condannare ma abbraccia l’imperfezione del mondo.

Gesù riconosce che «un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti, e in casa sua». Non è facile riconoscere e accettare un profeta: un uomo che parla a nome di Dio. Occorre umiltà, disponibilità, capacità di riflettere sulla parola del profeta che annuncia un Dio diverso da come se lo immagina l’uomo. Gli abitanti di Nazareth riconoscono la sapienza di Gesù ma ne contestano l’origine.
Le resistenze dei paesani di Nazareth sono quelle radicate nel cuore dell’uomo.  Eppure, Dio,  in Gesù, si fa visibile sotto apparenze comuni. Solo il dono della fede, la fiducia, ci da la possibilità di accoglierlo.

 

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