Da oggi riprendiamo la serie delle domeniche (la dodicesima) del Tempo Ordinario e continuiamo la lettura del Vangelo di Matteo (capitolo 10, versetti 26-33). Il brano che ascoltiamo fa parte del secondo grande discorso di Gesù: il discorso sulla missione dei discepoli, un discorso che riguarda anche noi.

Gesù ha presentato la missione dei suoi discepoli con una immagine molto chiara: «Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi». Non possiamo, quindi, illuderci che sia facile vivere e testimoniare il Vangelo. Ora, però, il Maestro invita i suoi a non avere paura. Per tre volte ritorna questo invito a non temere e ci vengono indicati anche i motivi per non avere paura.

Il primo motivo è «Nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto». La parola di Gesù deve essere annunciata con franchezza: non possiamo modificare il Vangelo per renderlo piacevole a chi ascolta.
Inoltre i discepoli non devono temere la persecuzione: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima». È questa la forza che fa affrontare ai cristiani il martirio: può essere ucciso il corpo (la vita fisica) ma l’anima (lo spirito) non può essere uccisa, perché essa vive insieme con Dio.
Il terzo motivo  per non temere, come ci ricorda Gesù, è l’amore del Padre. Si prende cura di tutte le sue creature, anche delle più piccole – gli uccelli del cielo – e tanto più sarà vicino ai suoi figli: non ci lascerà soli nel momento della prova.

Il brano del Vangelo si conclude con queste parole di Gesù: «Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio».

Annunciare il Vangelo significa annunciare una persona: Gesù. Del resto la vita cristiana è il rapporto di amore con la persona di Gesù. È importante non avere paura di dimostrarci, nella vita, suoi testimoni coraggiosi.

 

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