Con la festa di Gesù Cristo Re dell’Universo oggi termina l’Anno liturgico. Termina anche la lettura del Vangelo di Matteo che ci ha accompagnato in quest’anno. La concludiamo ascoltando l’ultima parte del quinto dei grandi discorsi di Gesù: il discorso del ritorno del Signore e il giudizio dell’umanità. È una pagina stupenda che merita di essere letta direttamente: Vangelo di Matteo, capitolo 25, versetti 31-46.

Gesù parla del Figlio dell’uomo (parla di se stesso) che verrà nella gloria e davanti a lui si raduneranno tutti i popoli: «Egli separerà gli uni dagli altri come il pastore separa le pecore dalle capre e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra».
A questo punto il Signore si rivolgerà a quelli che stanno alla sua destra per introdurli definitivamente nel suo regno perché «ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». I giusti gli diranno: quando ti abbiamo visto in queste situazioni e ti abbiamo aiutato? «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi fratelli più piccoli l’avete fatto a me», risponderà il Signore. Quelli alla sua sinistra verranno condannati per non averlo riconosciuto e aiutato negli altri in situazioni di povertà e di bisogno.

Questa pagina del Vangelo di Matteo ci avverte che verremo giudicati sull’amore. Un amore che si manifesta nei fatti. L’essenziale della vita cristiana non è credere a parole ma praticare l’amore concreto per i poveri, i forestieri, gli ammalati, gli oppressi. Dio, attraverso suo Figlio Gesù, si è rivelato come amore che si dona. L’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, realizza se stesso nell’amore verso i fratelli. Solo vivere l’amore nei fatti ci salva.

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