Il Vangelo di Matteo (capitolo 5, versetti 17-37) continua in questa domenica a presentarci una parte del discorso della montagna.
Gesù ci dice che non è venuto per abolire i dieci comandamenti che Dio aveva dato a Mosè, ma per portarli a «pieno compimento».

È importante capire il significato di questa affermazione.
Gesù viene a portare la bella notizia (Vangelo) di Dio, Padre buono, che vuole la felicità dei suoi figli. Quindi i dieci comandamenti rimangono, ma non devono essere osservati con la mentalità dei sudditi. Esprimono, ora, l’amore dei figli verso il Padre e verso i fratelli. Non solo l’osservanza esteriore di norme, ma una totale adesione a Dio di tutta la persona: dei suoi pensieri, dei desideri più intimi. «Se la vostra giustizia – dice Gesù – non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli». La giustizia è la totale adesione alla volontà di Dio.

Il Vangelo, poi, ci riporta quattro antitesi: «Avete detto che fu detto agli antichi… ma io vi dico…».  Gesù fa alcuni esempi per farci capire il modo nuovo, pieno, di obbedire ai comandamenti.
Non basta non uccidere. Dobbiamo amare il prossimo.
Non possiamo pregare il Signore se non siamo in pace con gli altri.
L’adulterio non si commette solo fisicamente. Si commette anche con il cuore.
La lealtà non deve essere un’eccezione. Deve essere un metodo continuo: per questo non è necessario giurare.
Quindi, ci ricorda Gesù, non è importante l’apparire ma l’essere.
Non basta l’esteriorità delle azioni. È il cuore dell’uomo che davanti a Dio esprime l’autenticità della fede cristiana.

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